mercoledì 11 luglio 2007

L'iconografia del Calcino





1 2345 6


Lasciamo stare per un momento le facezie e occupiamoci di cose serie: l'iconografia del calcino. Nello specifico della rappresentazione figurativa dell'omino. Per la massa esso è una figura stereotipata e comune. Un oggetto di consumo ludico la cui importanza non travalica i confini dello sport. Però c'è ben altro dietro a quell'anonima silhouette.
Partiamo dal passato. Scavi recenti hanno dato alla luce un'antica statua di Ramses II (fig.1), è evidente che un tempo il portiere indossasse un fastoso cappello contro la calura egizia e che un gonnellino sostituisse il classico pantaloncino Umbro Sport. Dalle coste africane ci spostiamo nell'antica Grecia, qui un Calcino Kouros (fig.2 ) mostra come un tempo ci fossero già dei coiffeur giamaicani per avere un crine ricciolone da sfoggiare nei colpi di testa e di come la pudicizia non impedisse di giocare con il ciondolo al vento. Usanza vietata perchè l'oscillazione pendula disorientava gli attaccanti. Un salto ai tempi moderni ci mostra lo svilimento consumistico di un simbolo mitologico. L'omino finisce in tutti i bagni del mondo (fig.3). Tolto dai campi e costretto a vigilare le ritirate in autogrill, deve passare il tempo a leggere sconce scritte sui muri. Non a caso è vestito a lutto. Le grandi guerre del '900 ammorbano anche lui. Arruolato è costretto a divenire il bersaglio di tutti gli eserciti (fig.4). Vilipeso ogni giorno, conta sul campo milioni di morti. Di lui in quel tempo si diceva che fosse una sagoma, eppure non c'era nulla da ridere. Per fortuna l'onda rivoluzionaria degli anni '7o rilancia anche l'omino, affrancato dalla sua immagine negativa diviene icona post moderna vestendo i panni del celebre robot C-3PO di Guerre Stellari (fig.5). La consacrazione arriva però con Hollywood che lo celebra affidando a lui la rappresentazione del premio più ambito del cinema: l'Oscar. Evidente figlio di C-3PO, stilizzato e dorato, Oscar si sente solo e omino oggetto, per questo abbandona la carica al David di Donatello e fugge, lontano dai fasti dello show biz, indossa la sua consueta casacca da operaio, quel blu con cui oggi tutti lo conosciamo (fig. in alto), e torna a lavorare nei campi. Oggi, i suoi figli vivono in pace, sul verde rassicurante del laminato serigrafato, sorretti da una solida struttura di compensato multistrato, circondati solo dall'armonioso trillare degli spondoni.

Nessun commento: